I pranzi all'aperto, ISPUNTINOS, la festa della buona cucina e dell'amicizia.
"Ispuntinu in monte". Il pranzo tipico dei sardi all'aperto.
Una delle cose che accomuna i sardi, sopratutto quelli delle zone interne è un evento gastronomico,
si chiama "Ispuntinu".
Un grande banchetto rustico all'aperto all'ombra di possenti alberi o in qualche casolare. Molto diffuso in particolare nelle zone pastorali
Le occasioni non mancano: una ricorrenza, una tosatura, una laurea, il più delle volte tuttavia non esiste una ragione precisa basta l'amicizia e la voglia di fraternizzare, ci si riunisce si cucina una pecora o un maialetto, una pasta il tutto accompagnato da tanto ma tanto vino.
Esiste un particolare molto curioso che caratterizza uno "Ispuntinu", tale evento è di norma sempre organizzato da soli uomini, sono loro che cucinano, allestiscono tavoli, e servono. Quasi un rituale che esprime il simbolo dell'accoglienza agro-pastorale e dell'esigenza di ribadire i vincoli di amicizia ed appartenenza.
Le comitive turistiche ed i pranzi all'aperto.
Tale tradizione, nel tempo, si è adattata anche a nuove esigenze ed ora il pranzo all'aperto piace anche ai turisti, spesso ora prende il nome di pranzo con i pastori è diventato un appuntamento classico per le comitive che si trovano a fare un tour nella Barbagia.
Visitare l'interno della Sardegna implica l'incontro con un ambiente notoriamente tradizionale, quasi arcaico, che in ogni caso trova dei punti di sintesi che il turismo riesce creare, il pranzo all'aperto ne è un valido esempio.
Sicuramente è un appuntamento gastronomico di altissimo livello con un aspetto antropologico privilegiato, il turista interagisce tout court con la cultura locale, in termini culinari ed umani.
Si incontrano cibi dai sapori intensi e franchi, non quelli standard tipici dalla produzioni alimentari industriali. Si scambiano battute, parole e idee con le persone locali, i pastori ed altri amici che non mancano mai in queste occasioni.
I primi attimi di questo evento sono i più emozionanti per il turista.
La prima cosa che il viaggiatore nota sono gli spiedi intorno al fuoco, in piedi e conficcati al suolo, con i maialetti infilzati con sapienza che assorbono il tepore delle ultime braci; a pochi metri un pentolone fumante cela pecora lessa con patate in capotto, aperte in due, cipolle e carote che contendono la superficie del brodo con succulenti tagli di carne rossastra, a testimoniare che si mangerà carne pregiata e giovane.
Da una altra parte, bene in vista sotto un grosso albero, un recipiente in rame custodisce una cagliata di latte, bianco e tiepido, che mani esperte trafiggeranno e manipoleranno, con lo scopo di preparare formaggio e ricotta, per la gioia e la curiosità dell'ospite.
Prosciutto sardo, senza rivali
Il primo passo nel mondo dei sapori lo concede il prosciutto famoso del Gennargentu, fatto in casa, nelle cantine delle famiglie, condito a secco con sale, pepe ed aceto. Grosse chitarre da 15/20 chilogrammi che caratterizzano le cantine del paese e che spesso troviamo appese in cucina, sopra il camino, a catturare il tepore della canna fumaria.
Una tendenza dolce immensa ed un profumo unico e non replicabile da nessun salumificio del mondo. Una lunga e apparentemente delicata lametta d'acciaio scorre sulla superficie della coscia, in un movimento a pendolo, preciso quasi meccanico, fatto da una mano che pare non abbia fatto altro da sempre.
Lardo e carne stagionata si allineano sul vassoio in sughero in un apparentemente disordine, al termine la composizione ci da una tavolozza bianca ed amaranto, profumata ed invitante con piccole gocce ad animare il profumato lardo.
Poi, olive piccole e sapide che rotolano in compagnia di dischi di salsiccia stagionata invecchiata dalla vernaccia del condimento, in coppia con ricotta secca e salata..
Il pranzo tipico vero, un premio per i visitatori della Barbagia
Il viaggiatore, in un attimo dimentica, curve salite e discese del viaggio, e si gode il meritato premio
Un senso di libertà, l'emozione di essere protagonisti di una situazione atipica, la Barbagia cosi lontana, appare ospitale e rassicurante.
Il sorriso dei pastori , le lacrime da fumo dell'arrostitore, il quale celebra l'ennesimo successo con gli spiedi. Cuocere bene la carne è segno di valore e di sapienza da queste parti.
Il primo impatto con il vino rosso Mandrolisai di Atzara è caldo ed inebriante, ogni sorso e un richiamo di profumi ed emozioni che parlano di vigne longeve e basse. Tavolate lunghe comode accolgono i commensali.
Si mangia, si assaggia, si discorre, si studiano i movimenti dei pastori e dei giovani locali che di solito usano mangiare in un tavolo accanto alla comitiva, da dove si ricambiano sorrisi e sguardi, dapprima furtivi ma dopo un po affettuosi.
Inizia cosi turisti da una parte i locali dall'altra, timidezza educazione, elementi che dopo un po spariscono, e quindi ecco tutti insieme continentali e sardi a parlare scambiare opinioni, una festa.
Avviene la fusione lo scambio di idee , le cose in comune che "l'isolano" condivide con il "continentale".
Piccoli soggiorni nella penisola o brevi lavorative. Oppure capita che il continentale turista sia figlio di sardi emigrati ed in questo frangente riscopre la sue radici, prova entusiasmo alzando al cielo il bicchiere di vino o provando a parlare il sardo.
La lingua , la vera discriminante, la barriera tra il turista ed i pastori. il parlare in sardo e come una protezione per i pastori, uno scudo di intimità che esorcizza la naturale riservatezza .
Su porceddu
Il momento scatenante coincide sempre con la arrivo del maialetto cotto e pronto per essere assaggiato , che viene tolto dal fuoco, portato ai tavoli e tagliato in porzioni con una piccola scure. E' l'attimo coinvolgente che tutti attendevano, che scatena l'entusiasmo collettivo dei commensali, i quali amano alzarsi e condividere il momento con il pastore che quasi indifferente ma fiero taglia e sporziona bocconi fumanti di carne dorata e succulenta.
La pecora lessa piatto nazionale.
Anche la pecora vive la sua rivincita, parte da sconoscluta, vistqa con diffidenza dal turista d'oltremare il quale appena assaggia il primo boccone vine rapito dalla raffinatezza di un piatto semplice ma veramente buono, carote cipolle patate e carne fumante, in realta il vero piatto ticpico delgi spuntini e la pecora essa non manchera mai nei mabchetti sardi, sopratutto quelli grandi con 5000 commensali intorno a chiese campestri che per noi sardi sono importanti come cattedrali
Il momento del comiato viene anticipato dal suono dell organetto che suona su passu torrau e da bicchirini di filuferru. Si improvisa un cerchio con tutti i turisti che come d'incanto si scoprno ballerini e in n mare di gioia la campagna si trasforma in un unico coro di canti e applausi è l'ora della festa .
Nel primo pomeriggio la comitiva riparte ed è l ora dei saluti degli scambi di indirizzi viva la Barbagia viva la pastorizia.