Il demone eroe di Teti
Ormai è assodato la Sardegna è un museo a cielo aperto, sicuramente la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo ha reso possibile il fiorire di antichi insediamenti umani che hanno lasciato profonde tracce su tutto il territorio isolano. Pare che un terzo del patrimonio archeologico italiano preistorico sia localizzato in Sardegna.
Col passare del tempo e facile constatare che le scoperte archeologiche danno l’idea di una terra popolata da genti connesse con il resto del mediterraneo.
Da questa premessa, diventa gratificante, imprimere una svolta culturale ad una vacanza, magari nata per essere balneare.
Se poi la inseriamo in un contesto ambientale, assolutamente non ordinario, potremmo affermare di poter raggiungere più obiettivi con una piccola gita.
"Una vacanza al mare arricchita da perle di cultura".
Un itinerario culturale nel cuore della sardegna
Mi piace parlare di itinerari turistici in Sardegna centrale ed amo farlo con chiavi di lettura legate alla cultura.
Certo, l'immaginario collettivo del viaggiatore spesso si è fatto distrarre dal mito della Barbagia
vista come luogo di avvenimenti epici e fiabeschi, con storie di banditi e codici ancestrali.
Invece sono numerosi gli spunti alternativi che motiverebbero la scelta di una bella escursione culturale per le strade interne dell’isola, tra l’altro ben tenute e panoramiche.
Oggi siamo a Teti ….
Un incredibile luogo necessario dell’archeologia sarda. Qui sono state fatte delle scoperte archeologiche di un’importanza unica, che forniscono tanti reperti utili a capire la civiltà sarda nell’età del bronzo.
Teti è un curioso paese di montagna della Barbagia di Ollolai, inserito in un magnifico contesto naturalistico fatto di boschi e cime che si specchiano in un pittoresco laghetto.
Siamo nel paese che ospita il santuario nuragico di Abini, un sito dove è stato recuperato un notevole numero di bronzetti , ed in particolare quello più misterioso, chiamato il demone eroe dai 4 occhi e 4 braccia.
Qui, dalla seconda metà del 800, si concentrarono le ricerche e gli studi di un padre dell’archeologia sarda: il canonico Giovanni Spano.
Esiste una suggestiva leggenda che narra di un sogno premonitore avuto da un pastore locale, al quale in sonno viene indicato un luogo del tesoro, tale luogo corrisponde al sito di Abini. Da questo episodio risale la scoperta dei resti dell’area sacra ed i primi ritrovamenti di manufatti bronzei, a chiara valenza votiva.
L’arrivo dello Spano trasforma questo luogo abbandonato in un sito che inizierà a comparire su tutti i bollettini archeologici dell’epoca, ed i suoi bronzetti a girare per tante mostre itineranti in europa. Oggi esso è considerato da tutti gli studiosi di estrema rilevanza scientifica.
Abini è ufficialmente il sito più prolifico della sardegna in termini di rinvenimenti metallurgici e littici.
“Magia e mistero”
Visitare Abini è senza dubbio emozionante, posto in una suggestiva conca, luogo di passaggio e collegamento tra i monti ostili e la fertile valle del Tirso, e per questo motivo scelto per erigere un santuario , qui si praticava il culto dell’acqua , sia sorgiva che piovana.
Oggi dell’antico tempio resta poco e nulla, il sito e diviso in due aree ben delimitate , una ospita il villaggio di capanne circolari, alcune scavate, dove si possono cogliere elementi delle tecniche costruttive dell’epoca.
Poi appare l'area sacra, essa è delimitata da un enorme recinto in pietra di forma ellittica molto ampio, il temenos, lungo 30 metri e largo 18, al centro del quale troviamo la fonte sorgiva sacra dove si suppone, in base alle pietre lavorate sparse in tutta l'area , ci fosse un vero tempio simile a quello che si può vedere ad Orune a su Tempiesu.
Anche se non integro il sito emana una sua magia particolare dovuto al fatto che sappiamo della sua antica importanza sacrale, testimoniata dell'enorme quantità di reperti restituiti nel corso degli scavi. Tanti bronzetti, prodotti da una metallurgia artistica a cui i nuragici erano dediti: navicelle, sacerdoti, animali e guerrieri.
Passeggiare per questo prato, bagnarsi in quest'acqua sacra sarà come fare un tuffo nella storia.
E’ semplicemente esaltante sapere che proprio qui è stato scoperto il famoso bronzetto chiamato demone eroe.
Si tratta di un manufatto in bronzo di 20 cm, che riproduce le sembianze di un guerriero nuragico con lancia e scudi, ma con 4 occhi e 4 braccia.
La simbologia di tale reperto richiama alla volontà del artista a voler rappresentare il sovrumano e l’intrinseco valore del guerriero sardo.
Dov'è oggi il demone eroe?
Giungere da queste parti ci permetterà di condividere il fascino di una storia ancora misteriosa e millenaria.
I bronzetti originali citati sono esposti in tutti i loro esemplari nel museo di cagliari, sette reperti in tutto.
Tuttavia, dopo aver visitato il sito in oggetto, sarà interessante approfondire l'esperienza con una visita al locale museo archeologico, dove il viaggiatore curioso troverà la copia esatta del demone eroe e di tutti i bronzetti di Abini. Il museo espone una bella collezione di reperti originali, fatta di spade, pugnali e ceramiche.
la capanna del museo di teti
In quest'ambio inoltre sarà bello ammirare la ricostruzione esatta del vano ripostiglio di una capanna nuragica, rinvenuta sempre a Teti nel villaggio Surbale, preparata com’era tremila anni fa. Ci sarebbe tanto altro da scrivere sull'archeologia di Teti, ma lo farò in un altro post, dove vi parlerò della navicella con l'elsa gamata.
Bene.... buona gita in Barbagia ed in particolare a Teti.