Barbagia ospitale
TREKKING A PUNTA LAMARMORA
Serra e code, Is Meriagos, Arcu Gennargentu, Sa crista, Su sussiu, Ortu de is aragnos, luoghi e toponimi antichi che ci parlano di un territorio montano affascinante, fatto di rocce sporgenti, cime innevate, colonie di arbusti prostrati, specie arboree millenarie e derelitte, folti boschi secolari. Una montagna apparentemente ostile, ma generosa di pascoli e legnatico, da sempre abitata e vissuta dall’uomo locale, il quale da secoli pratica in queste vallate diverse attività quali: la pastorizia allo stato brado e la silvicoltura.
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Un trekking naturalistico di alto livello ed anche un approccio di tipo antropologico con un mondo antico ed una cultura pastorale residuale che ha ancora tanto da esprimere, soprattutto in termini di biodiversità alimentare. Il sentiero si snoda lungo il fianco sud ovest del massiccio e sale verso le cime più alte della Sardegna. La parte ascensionale ci si presenta ricca di sorgenti, da dove sgorga acqua fresca e cristallina, il tutto sotto possenti ontani che formano i caratteristici boschi a tunnel che animano il fianco del rilievo, altrimenti brulo. Ci accompagna lungo il percorso una vegetazione prostrata composta da: ginepro nano, pruno prostrato, crespino dell’etna e piccole colonie di santolina, un tappeto di zafferano selvatico e profumata erba barona.
Le rovine del vecchio rifugio Lamarmora ci sorprendono al culmine di una salita irta, giacciono silenziose e tristi, sono un drammatico indizio di quanto le politiche locali snobbino le potenzialità del turismo escursionistico, eppure tale segmento potrebbe migliorare le sorti economiche della montagna.
Dopo due ore di cammino lento e piacevole, improvvise folate di vento deciso ci danno vigore ed indicano che siamo giunti infatti presso Arcu Gennargentu. Ora la vista ci propone anche il versante est, da dove possiamo scorgere: il candore del Supramonte, le sagome familiari del Monte Nuovo San Giovanni, Perda Liana ed il Montarbu di Seui.
Arrivati a questo punto, il sentiero si fa strada tra una gigantesca colata di massi frantumati di roccia intrusiva che dai 1800 m.s.l.m. scivola a valle fino a quota 1600. Siamo in prossimità del monte Su Sussiu, un paesaggio stupefacente e sorprendente. Seguiamo il sentiero che si inerpica tra i massi ciclopici del versante di levante e dopo un po eccoci giunti in cima a Punta Lamarmora il tetto della Sardegna.
Dalla vetta lo sguardo corre per i quattro punti cardinali senza ostacoli, coglie vari lembi della Sardegna. Tutti i sistemi montuosi sardi di un certo rilievo sono facilmente identificabili, compreso qualche scorcio di mare. Il senso di beatitudine che si vive non e facile da trasmettere attraverso la scrittura, la montagna parla ad ognuno di noi in modo diverso.
La discesa prevede un fuori pista che approfitta dei camminamenti fatti da bovini al pascolo brado, quindi con cautela scendiamo verso la valle de Sa Minna. La discesa impegnativa ci riporta ora nel cuore del versante ovest di Su Sussiu, la montagna di cui sopra.
Ora però.... tra la cascata di massi....., la natura ci regala un quadro meraviglioso. Decine di alberi maestosi formano un boschetto, e, prostrati da millenni di vento, essi sfidano le intemperie della montagna. Sono esemplari di Tasso ( taxus bacata) altrimenti detto albero della morte, specie cosiddetta derelitta, tali alberi sono una testimonianza vivente della vegetazione del terziario, che qui sicuramente trovava il suo climax.Seguendo il sentiero verso il basso raggiungiamo l’ennesimo bosco a tunnel, il quale protegge la sorgente del rio su Fruscu, esso a valle diventerà un importante affluente del Flumendosa.
I pochi passi che serviranno per attraversare questo luogo saranno un concentrato di perle botaniche. Decine di agrifogli ed ontani in simbiosi costeggiano il corso d’acqua. Diversi e possenti tassi, i quali ora assumono un portamento massiccio ed eretto e notevoli proporzioni. Se con un po di fortuna saremo in controvento, inoltre, non sarà difficile incontrare esemplari di mufloni. L’aquila reale, invece l’abbiamo avvistata su, quando eravamo in cima, la regina dei cieli infatti, spesso scorta la marcia di chi frequenta questi luoghi.
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Bene! raggiungiamo i nostri mezzi lasciati all’ovile Meriagos, la gita è terminata pira cotta pira crua onzi unu a domo sua.